sabato 7 giugno 2014

Diversamente....Medici

Lezione di anatomia del dottor Tulp - Rembrandt Harmenszoon van Rijn -

Quello che voglio raccontarvi, a differenza di tutte le altre volte, sono le mie considerazioni, impressioni, pensieri di una mia esperienza personale in Pronto Soccorso.
Esperienza da "paziente" .
"Solo" paziente.
Sono necessarie alcune premesse.
Nonostante io non sia una persona "avanti negli anni",  ho nel mio vissuto esperienza della figura del medico e delle infermiere, molto distante, differente da quella con cui mi sono scontrata in questa mia esperienza.
Nel mio vissuto tali figure, sono prima di tutto Persone...con una sensibilità sempre accesa, e non per scelta, ma perché dotate intrinsecamente di tale capacità, che certamente in alcuni giorni più duri,o nelle cosiddette giornate storte, può essere meno "accesa", ma sempre presente, e mai, dico Mai, assente.
Persone con un rispetto ed una comprensione infinita per quello che viene definito "paziente", ma che in
questo tipo di medici, infermieri, erano semplicemente Persone sofferenti.
Il loro unico scopo e massima soddisfazione era alleviare, togliere, curare la sofferenza, a tutti i livelli.
Rassicurare quando c'era da rassicurare, ascoltare, alleviare, curare, guarire.
La soddisfazione massima e l'unica ricompensa per queste persone, per questo tipo di "figure", era quel "grazie" sussurrato, quando finalmente il paziente era guarito, o semplicemente stava meglio, oppure quel sorriso del paziente, ormai sollevato dalle pene, e dalle paure, dal dolore .
Paziente sicuro che in ogni caso in quel medico, in quell'infermiere aveva trovato un alleato leale, fidato, e che insieme, avrebbe percorso il viaggio angusto, a volte insidioso, della "malattia" , qualunque e dovunque fosse la destinazione.
Trattasi di un sorriso molto particolare, quello del " paziente", quel sorriso a metà volto, quasi accennato, che riassume in quella linea storta,il percorso fatto che aveva condotto finalmente ad un sollievo.
Io l'ho visto quel sorriso, ed ho visto gli occhi del medico, velati dalla stanchezza, del troppo affannarsi, quegli occhi con quella scintilla data dalla sicurezza di aver operato bene ed al meglio.
Mano sicura, abbraccio costante..insieme, un darsi costante, senza risparmiarsi in alcunché, dedizione totale.
Queste sono le persone medici ed infermieri con cui sono cresciuta, e di cui ho esperienza.
E le "cure" prestate avevano la stessa intensità, attenzione,umanità, competenza, preparazione, rispetto,verso tutti, senza distinzione di età, sesso, classe sociale, razza, religione o altro.
Avevano come uniche armi, oltre l'umanità, che dava loro un'energia paragonabile ai supereroi dei fumetti, Preparazione, Conoscenza e...Voglia di agire, di fare il tutto per tutto, a volte in condizioni davvero proibitive: pionieri, davvero pionieri impavidi!

Mi sono invece scontrata, in questi giorni, con Alcuni ...diversamente Medici.
Medici giudici e dittatori, incapaci di ascoltare anche solo i sintomi, troppo presi dalla gioia di ascoltare la propria voce rimbombante, e troppo distanti...quel piedistallo così alto non permette alla voce dell'umano sottostante, dolorante, di arrivare così in alto.
Ma poi anche se arrivasse fin lassù quella voce, ci sarebbero orecchi che ascoltano?
Alcuni medici, quelli che definisco diversamente Medici credo ne siano privi.
Incapaci di .... Essere "umani"...

Fare il medico, infermiere/a e simili non è una professione, e non credo sia da tutti, è prima di tutto una missione , una vocazione, è un Servizio che si mette a disposizione dei propri simili.

Ho anche sempre pensato, che gli uomini, nel dolore, solidarizzassero, vicendevolmente si soccorressero, e che in maniera, forse romantica, come in versi racconta bene G.Pascoli nei Due fanciulli , fossero capaci di mutuo soccorso e comprensione, mettendo da parte ogni piccola, inutile, meschinità.
È questo che io ho vissuto, io l'ho vista e vissuta questa solidarietà di cui parlo.
Tutto questo è così radicato in me da credere che questa fosse la normalità.
Invece neanche sul fronte "pazienti", umani nella stessa barca (in questo caso sala di attesa del Pronto Soccorso), ho visto questo.
Ho invece visto come si aspettasse che quel paziente che precedeva, desse tanto fastidio, e come si aspettasse che fosse presto "cadavere", in maniera da poterlo scavalcare con un certo fastidio, e se si escludeva la possibilità che velocemente cambiasse stato, ideare una strategia, che permettesse di scavalcarlo.
Un calpestare incurante, senza alcun scrupolo e senza alcun pensiero che avesse una parvenza di "piccola voce" di rimorso, la sofferenza del proprio Simile.

È triste..è veramente triste...e trattasi di una tristezza che ha il sapore amaro di fiele

Gli unici pensieri, sentimenti conclusivi di questa mia esperienza vengono ben espressi nei versi seguenti...
Sono pensieri, riflessioni in me, e non sete di vendetta o rivalsa, o altro del genere...
Riflessione triste, amara, disillusa, ed i versi che seguono siano per me , monito sempre presente a me stessa, che nel mio essere con gli altri io tenda ad essere come le persone Medici, Infermieri che ho vissuto e che...
ho amato ed amo.


"...............
III 
Uomini, nella truce ora dei lupi,
pensate all'ombra del destino ignoto
che ne circonda, e a' silenzi cupi

che regnano oltre il breve suon del moto
vostro e il fragore della vostra guerra,
ronzio d'un'ape dentro il bugno vuoto.

Uomini, pace! Nella prona terra
troppo è il mistero; e solo chi procaccia
d'aver fratelli in suo timor, non erra.

Pace, fratelli! e fate che le braccia
ch'ora o poi tenderete ai più vicini,
non sappiano la lotta e la minaccia.

E buoni veda voi dormir nei lini
placidi e bianchi, quando non intesa,
quando non vista, sopra voi si chini

la Morte con la sua lampada accesa."

Da - I Due Fanciulli - G.Pascoli
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