sabato 12 febbraio 2011

..IN UN ARCO DI CIELO

...E come discorso
aperto
e mai esaurito
cosa dire di quel sentire...
quel sentire
che nel vuoto di stelle
e nel buio che investe la coscienza e genera timore
come vento riempie i polmoni.
E il cuore perde qualche battito
e la coscienza
si specchia,
si riconosce
in una striscia di una terra di confine
invasa da luce lunare, oro liquido in pulviscolo
sparso come grano al vento....
caldo, amico, amante, complice,
dannatamente suadente e affascinante
esulta.

Quel volo,
in un arco di cielo
che non ha bisogno di stelle
luminoso ed illuminato solo
dall'essere,
totale
e totalmente nell'unità della molteplicità.

Quel sentire
che smuove poeti,
versi,
prose
e scomoda
volgari espressioni
quando la mancanza è
feroce
e boia.

Cosa dire di quel sentire dunque?

Volo ininterrotto
dell'essere angeli e demoni,
o pensiero spezzato di mente umana
che rende folli
.......
liberi
......

e colmi di cielo in volo,
dispensatrice generosa
di colori su tele
che hanno conosciuto
passione
intensità di toni
espressioni vangoghiane
di un sentire incompreso
brillante,
geniale,
urlante,
esplosivo,
sofferenza dolorosa
di un sentire nell'unità amante con il pensiero
interrotto
che solo nella follia dell'umano alberga
come luce al sole.

Che dire?

Solo...
note...
note..di corde pizzicate
di un silenzio...
silenzio del pensiero
e canto struggente dell'anima.
venerdì 11 febbraio 2011

APNEA

"Quali luoghi?
Quali mondi?
Quali regni?"

Quali te?

Quale respiro in apnea
è abbastanza,
è sufficiente?
Respiro, alito di vita
profumo
di passione e rabbia
sapore agrodolce di una vittoria che porta con sé
sconfitta e morte

sapore...
amaro di sale.

E tu distesa,
a volte muta,
muta alle mie orecchie sorde
ululi e gemi,
buia, nera
come la vita che discende
e fa sperare,
immensa
che fai anelare un abbraccio,
che fai desiderare
il tutto
...
tu..
amante sempre insoddisfatta
sorda alle mie suppliche,
alle mie invocazioni
mi osservi.

Abisso
storia scritta delle notti di vite
di vite che si sgretolano
e si rifugiano
in memorie ormai lontane, assenti.
E osservi con
Riso,
ferita del volto,
sgorgante risata aristotelica
come lapilli invadi..
mi invadi affamata
del poco respiro rimasto.

Invoco il tuo buio
affinché non sia mio il gesto
che mi condanni
alla libertà,
eppur non senti..
e dentro me
promessa riluce e luccica
come vincolo
mi inchioda...

attimo di debolezza o speranza
fu quella promessa?
Respiro di vita e luce?
O persistente e diabolica
espiazione di morte?

Ancora una volta apocalisse di morte
o di vita?
Ancora una volta
credere,
sentire,
per sentire
che inizia
una discesa di cui conosci
il viottolo ed il vicolo.

E arriverà l'Aurora
ed ancora una volta, la luce
profanerà
il vero
di questo istinto,
ma arresa
attendi...
attendi un alba
L'alba..
in apnea
e che il respiro
sia sufficiente
è un desiderio lontano ed estraneo.
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