giovedì 24 novembre 2011

Notti..Lacrime d'anima.

Premessa:

Questo scritto è stato concepito in una delle "mie notti", una notte trascorsa ormai da un po'.
Ho deciso di non pubblicarlo immediatamente,perché credo che in alcuni momenti debba prevalere "la saggezza" del momento, ed attendere che la tempesta sia una tempesta che abbia trovato in noi stessi il giusto posto, senza perdere di intensità e di passione.
Infatti alcune tempeste più di altre a volte hanno bisogno di tempo per manifestarsi autentiche, e non sterili.
Perché dunque pubblicare?
E' un gesto di lealtà e di correttezza verso me stessa.
E non sempre si può fare quello che si vuole, a volte bisogna,quando la lucidità non tradisce, fare la cosa giusta.
E nei confronti di me stessa è giusto che questo diventi un "post".
Ho deciso con fatica, e non senza sofferenza, e non sempre è una cosa che mi riesce facile, "di sentire", e per scelta, di seguire sempre, con un certo giudizio, senza perdere di passione,questo sentire.
Dando voce a questa parte di me, che per troppo tempo,ho ignorato, disprezzato, nascosto, e che a volte detesto ancora oggi,e ancora oggi a volte rinnego.
Ed è anche vero che se a volte la detesto, mi soffoca, mi rende cieca e sorda,ed altre mi fa dubitare dell'attimo appena iniziato e non ancora trascorso,e zavorra che a volte senza pietà mi affonda...
è anche vero che questo mio sentire mi dona occhi che non vedono:sentono,
mi regala l'infinito e la profondità del mare, o dell'abisso,
e le altezze dei cieli,la luce delle stelle,e intona note che sanno essere vibrazioni che vedo,e pelle senza essere tale,e musica nel silenzio...
ed ancora, ancora una volta tempesta,vita...morte.
Ho scoperto che può esserci più vita nella morte che in una vita fatta di occhi che vedono e orecchie che sentono.
Ai momenti in cui i miei sensi si spandono e corpo ed anima sanno essere una totalità, frammentata certo,confusa ma comunque totalità.
Un ulteriore motivo della scelta di farlo essere post,è l'onestà e il rispetto della fiducia dei pochi che mi circondano che instancabilmente, e incessantemente,mi sussurrano costantemente di credere...
di credere in questo mio sentire,di essere parte di me importante,non da bistrattare,anzi...nonostante i miei "no".
Spero che non si stancheranno finché sarà necessario, affinché io sia serenamente quello che sono, che loro riescono già a "vedere" ed io no,non ancora..
Ci sto provando,e posso solo dire che non mi stancherò di provare a provare, ancora, ed ancora...per tutte le volte che sarà necessario tra uno o mille abissi, e voli...finché questi sussurri,queste note continueranno a seguirmi..a sostenermi nelle difficoltà (anche con schemini e disegni,scritti, mail, quando la vista mi manca)..non mi stancherò..e quando la stanchezza mi inonda, come è già successo, ci sono promesse non ritrattabili,e sussurri presenti e passati che sono urla impossibili da ignorare.
Ed i pochi sono porti sicuri nella tempesta..di qualunque forza e intensità essa sia!
E so che se continuerò nel mio provare, sapranno rendere me stessa "porto sicuro"...
Ed ancora una volta condividiamo questo "sentire"....


Ci sono notti...

notti di

...speranze e

sogni..

di cieli stellati

e mare...

mari

di emozioni

e di vita

e notti...

notti

in cui mille e più note,

chiamano al buio

e non trovi

pausa,silenzio

tempo alcuno

che chiami alla vita.

E note

gocce di inchiostro,

sangue,

lacrime

di un Van Gogh

cristalline,

trasparenti

come solo la follia concede,

lucidità folle

unica nota: La nota.

E non Porto

complice

trovi riparo,

rifugio..e

non evapori

....sprofondi

nel silenzio

nel buio

in quelle gocce di sangue

di quel Van Gogh

che è già tutto e niente.

...Lacrime d'anima.


venerdì 14 ottobre 2011

Sentire...Tempesta

Sentire...e Vibrare..e
di nuovo
vibrare...
gelo e fuoco..
E il tempo,
il suono
è memoria
pelle diafana di un tamburo
abusato.
E vibrare,
vibri...
e sentire
e senti

e offri una totalità
tua da sempre
che non sai perdonarti.

E quel fuoco che è divorante,
e il gelo...
che ti colma,
e non argini...
non fiume,
né mare,
è furia cieca...
tempesta.
Tempesta...
arrogante,
viva,
passionale...
vortici di colori, sensazioni, suoni
antichi e nuovi
e tempesta...
tempesta..
sia!
E che sia tempesta..
purché Vita,
come sempre qui..
per appartenerti, per appartenerci
in un camaleontico gioco di spettatori e attori.
E ancora fuoco..e gelo..
desertica immobilità
di una furiosa tempesta.






domenica 9 ottobre 2011

In questa notte...


In questa notte...
di stelle cadenti,
di un cielo buio e mare in tempesta,
i miei occhi ascoltano
questi respiri antichi, ormai gelidi
nelle pieghe delle loro vesti infuocate
cerco il battito del cuore, il soffio della vita..
Ed i miei occhi ascoltano....
e come sempre, nella secolare morte
nella loro apparente vita
cerco soffi di vita...
nel brivido fugace che in me nasce dall'ascolto,
mi illudo di scorgere un impulso di vita
e intorno ad esso le mie dita si serrano,
con forza e tenacia
appassionatamente,disperatamente,
tentano di trattenere l'attimo.
Eppure delicatamente fluisce tra le dita,
lasciando il vuoto nel pugno chiuso.
Saggio è lasciare ciò che
volontariamente, delicatamente,
desidera andare.
Lasciare andare a volte è l'unico modo
affinché il senso di quell'impulso ci appartenga,
affinché sia
pensiero libero, passione incontaminata in noi.
E gli occhi vedono,
…tornano a vedere
ed in quest'angolo desolato e solitario,
sola,
ascolto i rumori consueti della notte
che non ha veste infuocata
e racconta del buio quotidiano dell'umano e di poche stelle
molte di esse cadenti,spente,invisibili
ma mai arrese,mai vinte,
costantemente in lotta tra cieli ed abissi.
E tu....
tu, prendi da me i soffi di brivido di cui hai bisogno
e quando ormai soddisfatto
sii saggio: lasciami andare..
lasciami delicatamente,lievemente fluire
tra le tue dita
al vento...verso altri cieli,
altre dita.
Non temere,
non lascerò il vuoto.
Ed in questa notte,
in un brivido freddo
il mio senso si spegne,
e forse sapiente dei miei abissi
lascio andare...






lunedì 29 agosto 2011

Nell'attesa di bagnarmi nella Senna...


Ho visto:
schiavi ergersi a maestri di libertà,
infimi uomini capeggiare popoli,
anime aride
profetizzare, divulgare vendere sentimenti,
divise
proclamarsi scevri da vincoli e padroni,
marinai abili nelle tempeste
affondare in solchi di aratro...
ed ho visto...
il silenzio di alcuni,
essere musica consolatoria per gli affranti,
piccoli uomini
essere nel loro continuo donarsi:pionieri impavidi e in fiati di corto respiro,
salvare vite
e fare della morte una fase necessaria e naturale della vita,
ed essere semi al vento.
Ed oggi...
domande: risposte alle mie precedenti domande,
cieca
dico vedere,
e continuo a vedere e
tentare di credere che i piccoli uomini,
con i loro silenzi
mi donino nell'alfa la parola,
nell'omega la libertà,
e nel sentiero,per quanto esiguo e stretto, che li separa,
la vista di quel cielo che non tradisce,
cielo...
che sopporta il volo degli inesperti presuntuosi,
cielo che è in ognuno di noi,
e di mai tradirlo.
E continuare a credere...
nonostante tutto.
giovedì 28 luglio 2011

....Veglia

..Nox erat et placidum carpebant fessa soporem
corpora per terras, silvaeque et saeva quierant
aequora, cum medio volvuntur sidera lapsu,
cum tacet omnis ager, pecudes pictaeque volucres,
quaeque lacus late liquidos quaeque aspera dumis
rura tenent, somno positae sub nocte silenti..

..Era notte ed i corpi stanchi prendevan placido 
riposo sulle terre, le selve ed i mari crudeli 
eran quieti,quando le stelle volgono a metà del giro, 
quando ogni campo tace, le mandrie e gli 
uccelli variopinti,  che occupano attorno i 
limpidi laghi e campagne aspre  di spini, 
riposti nel sonno sotto notte silenziosa..
lunedì 18 luglio 2011

Silenzi non Ascoltati

Una bolla arcobaleno...
Nel riposo di una corda vibrante
e nell'attesa della vibrazione successiva
della corda che ancora non sai
l'occhio e il tuo senso si perdono..
nell'infinito di un prato verde smeraldo
brillante,
invaso di luce accecante
si racconta...

E racconta di
luce di stelle brillanti,
papaveri rosso sangue,
e cieli azzurri di mare:
strade di voli liberi
percorsi non tracciati
segnati solo dall'istinto
e da venti benevoli.
Cime verdi che sussurrano
ammalianti canti di Sirene
e la memoria viene meno..
Odori,profumi complici
invitano al totale trasporto
dei sensi in questo perdersi.
E bolle evanescenti che raccontano
il passaggio di cuccioli d'uomo.

Una bolla arcobaleno...
trasporta il suo ultimo ricordo:
quadro di schiena di donna,
bellissima,
curve che raccontano,
che vibrano,
di quel fascino
atavico, ancestrale..
essenziale,
soffio autentico
che come bufera
investe il sensibile
e lo rende schiavo o libero...
E scarpe per andare o rimanere,
e bagagli dominati da quel disordine
che raccontano di viaggi,
di attimi brevi vissuti avidamente
vittime e complici di una fame insaziabile.

Il tempo è impietoso...
l'arcobaleno inizia a svanire..
nella scheggia del riflesso residuo
ti cerchi
cerchi te...
qualcosa di te che ti dica,
confermi in questa assenza la tua presenza..
ma...
è Silenzio.

Silenzio di cui conosci l'intimo,
sapore,odore...
di cui conosci ogni singolo neo,
pelle il cui freddo ti è noto
inverno di un inferno di cui sai
E le urla di questo silenzio
sussurrate
compagne di sempre
unico suono senza tono sempre presente in te.
E volgi i tuoi sensi
al prato
che diventi àncora,
amico che ascolti
mano che sorregga
che ti doni luce che salvi
ma...
è assente.

Non prato,
solo il sangue dei papaveri ormai in frantumi,
solo frammenti caotici.

E il prato
è la menzogna
della presenza che da sempre,
è amante e nemica fidata,
affascinante, al solito,
bellissima,
tentatrice...
della morte
che ti appartiene
sorda,
muta.
Incapace di comprensione, di ascolto.

Silenziosa.
Ti affianca,
ti porge la sua mano,
l'unica presente:
la solitudine.

Quella di cui non si racconta,
del buio senza stelle
del suono senza corde...muto
e del pianto
che non ha lacrime.
Silenzio..di quel silenzio non ascoltato
che rispetto non trova..
che è voce della tua amante di sempre.
lunedì 11 aprile 2011

OBLIO

Quando una "non risposta" è l'unica risposta possibile e la sola autentica.
Intrisa di una sincerità che acceca
e ferisce,
piega, a volte uccide: il prezzo incommensurabile della libertà,
la schiavitù della verità quando vedi solo l'orizzonte, 
e l'oltre è un concetto estraneo che non ti appartiene.


E' nel senso dell'infinito
il perdersi.
E' nel senso dell'invisibile,
soffocante orizzonte del limite,
ritrovarsi.
In quel confine dei sensi
che non permette l'oltre
e chiede
e chiede invano
una comprensione
che non trova porto.
Un porto...
porto senza faro...
non mappato,
conosciuto ai molti,
stranieri ed estranei a se stessi.
Perdersi è un rifugio sicuro,
accogliente...
Oblìo..
Oblìo straniero e sfuggente..
come quello che vuoi credere di sentire
e...
non provi,
di cui non vuoi "rispondere"...
obliare la domanda
è l'unica risposta vera,
l'unica autentica.
In questo porto..
è ora il nostro tempo.
In questo porto viviamo
procurandoci il buio..
che ci permetta di oscurare il
nostro non sapere, non volere "oltre".
Tristezza...
...l'Umano.
sabato 12 febbraio 2011

..IN UN ARCO DI CIELO

...E come discorso
aperto
e mai esaurito
cosa dire di quel sentire...
quel sentire
che nel vuoto di stelle
e nel buio che investe la coscienza e genera timore
come vento riempie i polmoni.
E il cuore perde qualche battito
e la coscienza
si specchia,
si riconosce
in una striscia di una terra di confine
invasa da luce lunare, oro liquido in pulviscolo
sparso come grano al vento....
caldo, amico, amante, complice,
dannatamente suadente e affascinante
esulta.

Quel volo,
in un arco di cielo
che non ha bisogno di stelle
luminoso ed illuminato solo
dall'essere,
totale
e totalmente nell'unità della molteplicità.

Quel sentire
che smuove poeti,
versi,
prose
e scomoda
volgari espressioni
quando la mancanza è
feroce
e boia.

Cosa dire di quel sentire dunque?

Volo ininterrotto
dell'essere angeli e demoni,
o pensiero spezzato di mente umana
che rende folli
.......
liberi
......

e colmi di cielo in volo,
dispensatrice generosa
di colori su tele
che hanno conosciuto
passione
intensità di toni
espressioni vangoghiane
di un sentire incompreso
brillante,
geniale,
urlante,
esplosivo,
sofferenza dolorosa
di un sentire nell'unità amante con il pensiero
interrotto
che solo nella follia dell'umano alberga
come luce al sole.

Che dire?

Solo...
note...
note..di corde pizzicate
di un silenzio...
silenzio del pensiero
e canto struggente dell'anima.
venerdì 11 febbraio 2011

APNEA

"Quali luoghi?
Quali mondi?
Quali regni?"

Quali te?

Quale respiro in apnea
è abbastanza,
è sufficiente?
Respiro, alito di vita
profumo
di passione e rabbia
sapore agrodolce di una vittoria che porta con sé
sconfitta e morte

sapore...
amaro di sale.

E tu distesa,
a volte muta,
muta alle mie orecchie sorde
ululi e gemi,
buia, nera
come la vita che discende
e fa sperare,
immensa
che fai anelare un abbraccio,
che fai desiderare
il tutto
...
tu..
amante sempre insoddisfatta
sorda alle mie suppliche,
alle mie invocazioni
mi osservi.

Abisso
storia scritta delle notti di vite
di vite che si sgretolano
e si rifugiano
in memorie ormai lontane, assenti.
E osservi con
Riso,
ferita del volto,
sgorgante risata aristotelica
come lapilli invadi..
mi invadi affamata
del poco respiro rimasto.

Invoco il tuo buio
affinché non sia mio il gesto
che mi condanni
alla libertà,
eppur non senti..
e dentro me
promessa riluce e luccica
come vincolo
mi inchioda...

attimo di debolezza o speranza
fu quella promessa?
Respiro di vita e luce?
O persistente e diabolica
espiazione di morte?

Ancora una volta apocalisse di morte
o di vita?
Ancora una volta
credere,
sentire,
per sentire
che inizia
una discesa di cui conosci
il viottolo ed il vicolo.

E arriverà l'Aurora
ed ancora una volta, la luce
profanerà
il vero
di questo istinto,
ma arresa
attendi...
attendi un alba
L'alba..
in apnea
e che il respiro
sia sufficiente
è un desiderio lontano ed estraneo.
mercoledì 5 gennaio 2011

Nuvole basse

Su uno
specchio di un azzurro falso

distesa apparentemente infinita...

conquista l'anima con riflessi luminosi,
rapisce i sensi
con il suo giocare
con i deboli
frammenti di luce sfuggiti al controllo di un sole assente:

Nuvole basse!

Immobili,
incatenate cercano in esso il riflesso.

Gonfie e ancora affamate
attendono,
camaleontiche
tastano,
cercano spazio..
attendono pazienti
che il momento sia.

Che tempesta esploda,
tempesta
in cui donarsi
appassionatamente
dissolvendosi.
 
Preannunciano
tempesta,
minacciano silenziose e attente
attivamente
apparentemente
immobili.

Regalano illusioni di forme cupe,
immagini
in cui il sè
si specchia,
si inganna
si ritrova
in ricordi ed emozioni...

e umano

perso
in questo clangore di immagini

ancora silenziose,
distratto dall'inseguirne con lo sguardo i contorni
e con l'olfatto saturo
di sale,freddo,marciume

improvvisamente
colto da fragore,
i sensi violentemente strappati ai ricordi
riabbracciano la realtà circostante,
e disarmato
viene investito e travolto
dal messaggio da lui ignorato:


Tempesta!

Ed infine tempesta violenta e impietosa
ne fa preda.
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