Lezione di anatomia del dottor Tulp - Rembrandt Harmenszoon van Rijn - |
Quello che voglio
raccontarvi, a differenza di tutte le altre volte, sono le mie
considerazioni, impressioni, pensieri di una mia esperienza personale
in Pronto Soccorso.
Esperienza da
"paziente" .
"Solo"
paziente.
Sono necessarie
alcune premesse.
Nonostante io non
sia una persona "avanti negli anni", ho nel mio vissuto
esperienza della figura del medico e delle infermiere, molto
distante, differente da quella con cui mi sono scontrata in questa
mia esperienza.
Nel mio vissuto tali
figure, sono prima di tutto Persone...con una sensibilità sempre
accesa, e non per scelta, ma perché dotate intrinsecamente di tale
capacità, che certamente in alcuni giorni più duri,o nelle
cosiddette giornate storte, può essere meno "accesa", ma
sempre presente, e mai, dico Mai, assente.
Persone con un
rispetto ed una comprensione infinita per quello che viene definito
"paziente", ma che in
questo tipo di
medici, infermieri, erano semplicemente Persone sofferenti.
Il loro unico scopo
e massima soddisfazione era alleviare, togliere, curare la
sofferenza, a tutti i livelli.
Rassicurare quando
c'era da rassicurare, ascoltare, alleviare, curare, guarire.
La soddisfazione
massima e l'unica ricompensa per queste persone, per questo tipo di
"figure", era quel "grazie" sussurrato, quando
finalmente il paziente era guarito, o semplicemente stava meglio,
oppure quel sorriso del paziente, ormai sollevato dalle pene, e dalle
paure, dal dolore .
Paziente sicuro che
in ogni caso in quel medico, in quell'infermiere aveva trovato un
alleato leale, fidato, e che insieme, avrebbe percorso il viaggio
angusto, a volte insidioso, della "malattia" , qualunque e
dovunque fosse la destinazione.
Trattasi di un
sorriso molto particolare, quello del " paziente", quel
sorriso a metà volto, quasi accennato, che riassume in quella linea
storta,il percorso fatto che aveva condotto finalmente ad un
sollievo.
Io l'ho visto quel
sorriso, ed ho visto gli occhi del medico, velati dalla stanchezza,
del troppo affannarsi, quegli occhi con quella scintilla data dalla
sicurezza di aver operato bene ed al meglio.
Mano sicura,
abbraccio costante..insieme, un darsi costante, senza risparmiarsi in
alcunché, dedizione totale.
Queste sono le
persone medici ed infermieri con cui sono cresciuta, e di cui ho
esperienza.
E le "cure"
prestate avevano la stessa intensità, attenzione,umanità,
competenza, preparazione, rispetto,verso tutti, senza distinzione di
età, sesso, classe sociale, razza, religione o altro.
Avevano come uniche
armi, oltre l'umanità, che dava loro un'energia paragonabile ai
supereroi dei fumetti, Preparazione, Conoscenza e...Voglia di agire,
di fare il tutto per tutto, a volte in condizioni davvero proibitive:
pionieri, davvero pionieri impavidi!
Mi sono invece scontrata, in questi giorni, con Alcuni ...diversamente Medici.
Medici giudici e
dittatori, incapaci di ascoltare anche solo i sintomi, troppo presi
dalla gioia di ascoltare la propria voce rimbombante, e troppo
distanti...quel piedistallo così alto non permette alla voce
dell'umano sottostante, dolorante, di arrivare così in alto.
Ma poi anche se
arrivasse fin lassù quella voce, ci sarebbero orecchi che ascoltano?
Alcuni medici,
quelli che definisco diversamente Medici credo ne siano privi.
Incapaci di ....
Essere "umani"...
Fare il medico, infermiere/a e simili non è una professione, e non credo sia da tutti, è prima di tutto una missione , una vocazione, è un Servizio che si mette a disposizione dei propri simili.
Ho anche sempre pensato, che gli uomini, nel dolore, solidarizzassero, vicendevolmente si soccorressero, e che in maniera, forse romantica, come in versi racconta bene G.Pascoli nei Due fanciulli , fossero capaci di mutuo soccorso e comprensione, mettendo da parte ogni piccola, inutile, meschinità.
È questo che io ho
vissuto, io l'ho vista e vissuta questa solidarietà di cui parlo.
Tutto questo è
così radicato in me da credere che questa fosse la normalità.
Invece neanche sul
fronte "pazienti", umani nella stessa barca (in questo caso
sala di attesa del Pronto Soccorso), ho visto questo.
Ho invece visto come
si aspettasse che quel paziente che precedeva, desse tanto fastidio,
e come si aspettasse che fosse presto "cadavere", in
maniera da poterlo scavalcare con un certo fastidio, e se si
escludeva la possibilità che velocemente cambiasse stato, ideare una
strategia, che permettesse di scavalcarlo.
Un calpestare
incurante, senza alcun scrupolo e senza alcun pensiero che avesse una
parvenza di "piccola voce" di rimorso, la sofferenza del
proprio Simile.
È triste..è veramente triste...e trattasi di una tristezza che ha il sapore amaro di fiele
Gli unici pensieri, sentimenti conclusivi di questa mia esperienza vengono ben espressi nei versi seguenti...
Sono pensieri,
riflessioni in me, e non sete di vendetta o rivalsa, o altro del
genere...
Riflessione triste, amara, disillusa, ed i versi che seguono siano per me , monito sempre presente a me stessa, che nel mio essere con gli altri io tenda ad essere come le persone Medici, Infermieri che ho vissuto e che...
Riflessione triste, amara, disillusa, ed i versi che seguono siano per me , monito sempre presente a me stessa, che nel mio essere con gli altri io tenda ad essere come le persone Medici, Infermieri che ho vissuto e che...
ho amato ed amo.
"...............IIIUomini, nella truce ora dei lupi,pensate all'ombra del destino ignotoche ne circonda, e a' silenzi cupiche regnano oltre il breve suon del motovostro e il fragore della vostra guerra,ronzio d'un'ape dentro il bugno vuoto.Uomini, pace! Nella prona terratroppo è il mistero; e solo chi procacciad'aver fratelli in suo timor, non erra.Pace, fratelli! e fate che le bracciach'ora o poi tenderete ai più vicini,non sappiano la lotta e la minaccia.E buoni veda voi dormir nei liniplacidi e bianchi, quando non intesa,quando non vista, sopra voi si chinila Morte con la sua lampada accesa."
Da - I Due Fanciulli - G.Pascoli